Sede Centrale
Sede storica è situata in pieno centro città.
Dotata di ascensore, è composta da un bar, una cucina, otto salotti conversazione, cinque sale da gioco con venti tavoli, una sala biliardo (riscaldato e senza buche), tra sale fumatori a norma di legge con aria condizionata, una torretta panoramica con strumentazione astronomica, una biblioteca con 1200 volumi, un teatro, un foyer e sette camerini artisti.
Tutta la sede è arredata esclusivamente con arredi Frau e arricchita con opere pittoriche e scultoree di Peschi e Cacchiarelli Principi.
Tutto il Palazzo Burbon Del Monte è sotto la tutela dei beni culturali per il suo interesse architettonico.
Sede estiva
Sita appena fuori città, a ridosso di una amena e verde collina panoramica, si estende per circa cinque ettari, attrezzati con piscina adulti e bambini, campi da tennis e calcetto, palestra, terrazza solarium e un ampio ristorante e bar.
PALAZZO PALMUCCI DEI PELLICANI
poi PALAZZO BOURBON DEL MONT
poi PALAZZO DELLA FILARMONICA
(a cura di Nicola Brachetti)
Dai maceratesi è conosciuto come "Palazzo della Filarmonica" mentre secondo la classificazione dei Beni culturali è "Palazzo Palmucci dei Pellicani" - Ai primi dell'800 divenne "Palazzo Bourbon Del Monte" e dopo il 1875 prese la denominazione di "Palazzo della Filarmonica" - L'odierno edificio è il risultato dell'accorpamento di due palazzi - uno più grande e uno più piccolo ciascuno dei quali a sua volta è frutto dell'unione di più costruzioni di epoche diverse.
La famiglia Pellicani alla fine del '500 riunificò alcuni di questi edifici per edificare il palazzo di famiglia che nel '700 venne ulteriormente ampliato dalla famiglia Palmucci imparentatasi con i Pellicani e proprietaria del palazzetto vicino, separato dal precedente da un vicolo che univa la "Strada di Santa Caterina" (oggi via Gramsci) con la "Strada Nuova" (oggi Corso della Repubblica). Delle costruzioni originarie che diedero luogo alla costituzione dei due palazzi non si hanno informazioni.
Ai primi del '400 Antonino Pellicani(*) si era trasferito da Montecchio Emilia (località a metà strada tra Parma e Reggio Emilia) a Macerata dove era stato chiamato a insegnare nell'università e da documenti si sa che con contratto in data 3 marzo 1450 Antonino Pellicani commissionò ad Antonio di Martino, Giovanni di Niccolò da Sala e Martino di Guglielmo da Bertassone la costruzione del palazzo di famiglia - che non è quello di cui si sta trattando ma una costruzione che non è arrivata a noi nè i documenti indicano in quale zona della città si trovasse anche se è presumibile fosse nella zona dell'odierno "centro storico" della città
(*)Alla famiglia Pellicani di Macerata appartenne Fortunato che fu creato Vescovo di Sarsina dal Papa Nicolò V e Giovanni che fu Senatore di Roma, prefetto dell'Annona. Governatore di Perugia e presidente di Romagna nel 1587.
Qualche tempo dopo, tra il 1512 e il 1528, Anton Francesco Pellicani acquistò due case lungo Via di Santa Caterina e un'altra nella zona più a valle verso l'attuale Corso della Repubblica; i suoi figli, Giovanni e Annibale nel 1534 e nel 1539 ristrutturarono gli edifici pervenuti loro in eredità riunendoli in un unico corpo edilizio dopo aver acquistato dal Comune anche qualche residua area circostante. Nel 1595 Filippo e Giovan Paolo Pellicani per 1500 fiorini vendettero tutta la proprietà al congiunto Don Alessandro Pellicani arcidiacono
del Duomo che procedette ad una completa ristrutturazione del palazzo e a lui, con ogni probabilità, si deve la realizzazione di gran parte della la facciata lungo l'attuale Via Gramsci (la zona in direzione di Piazza cesare Battisti) e il portale centinato a bugne. All`inizio del '700 Gabriele Pellicani ampliò nuovamente la proprietà ad ovest (verso piazza Oberdan) e a sud (verso Corso della Repubblica) acquistando altre proprietà arrivando in tal modo ad affacciare il palazzo sull'odierno Corso della Repubblica. Nel 1736 la facciata sud (lungo l'attuale Corso della Repubblica) delle proprietà Pellicani venne sistemata su progetto di Francesco Vici (che nello stesso anno progettò anche il palazzo Compagnoni delle Lune lungo l'attuale via Don Minzoni). Immediatamente adiacente al Palazzo Pellicani, verso ovest lungo Via di Santa Caterina la famiglia Palmucci aveva realizzato un suo palazzetto molto più piccolo di quello dei Pellicani e Gaetano Palmucci tra il 1712 e il 1734, acquistò delle proprietà verso sud arrivando anche lui ad affacciarsi sull'odierno Corso della Repubblica. Pierfrancesco Palmucci Pellicani (nato ai primi del '700 e figlio di Gaetano Pamucci) - imparentato con i Pellicani come risulta dal fatto che aveva riunito in sè i due cognomi - fu un uomo di legge e di cultura, giurista, teologo, letterato, mecenate e principe dell'accademia dei Catenati e spinse le sue attività anche nel campo dell'arte (nel 1728 chiamò a Macerata Corrado Giaquinto per dipingere una tela per la Chiesa di Santa Croce e un altra per quella di San Filippo) e in quello dell'architettura (tra il 1740 e il 1741 diresse i lavori della nuova Chiesa della Madonna della Misericordia progettata dal Vanvitelli).
Per la sua versatilità anche nel campo dell'architettura predispose un progetto per unificare le proprietà dei Pellicani e dei Palmucci in unico palazzo e il progetto, sottoposto al parere di Luigi Vanvitelli, ne riscosse l'approvazione: l'opera venne iniziata ma nella parte sud non fu portata a termine ad eccezione di tre locali tuttora conservati e quindi la facciata sul Corso rimase incompiuta mentre il lato ovest l'intervento non fu nemmeno iniziato.
Nel 1782 Volumnia, figlia del marchese Francesco Palmucci, sposò Francesco Montino Bourbon Del Monte e alla sua morte questa famiglia ereditò il palazzetto dei Palmucci. Gabriele Pellicani, ultimo superstite della casata, con testamento del 12 giugno 1850 aveva lasciato il suo palazzo alla Confraternita della Misericordia di Siena dalla quale, il 28 ottobre 1853, la acquistò il marchese Pietro Bourbon del Monte unendola a quella già di sua proprietà pervenutagli per eredità dalla famiglia Palmucci e in tal modo a metà dell'800 riuscì a riunire l'intero complesso edilizio
Nel 1871 i Bourbon del Monte chiesero al Comune di Macerata di acquistare e poter chiudere un vicolo (antico percorso esistente almeno fin dal '400 tra via Gramsci e Corso della Repubblica del quale è ancora residuato un tratto visibile e accessibile dal retro del negozio ex Pietrarelli in Corso della Repubblica) che divideva i due corpi di fabbrica ancora separati dei palazzi ex proprietà Pellicani e Palmucci; la chiusura fu autorizzata a condizione che insieme al collegamento tra le facciate dei due palazzi sul lato nord venisse finalmente unificata e completata anche la facciata dei due edifici lungo il Corso come in effetti avvenne entro poco tempo.
In seguito (forse nel 1874-75) nel palazzo si trasferì la Società Filarmonico Drammatica (fondata a Macerata il 12 dicembre 1808 e fino ad allora collocata a Palazzo Sarnari in Piazza Strambi ) che poco dopo ne divenne proprietaria e nella nuova sede impiantò una sala teatrale dove si tennero rappresentazioni drammatiche, liriche, concerti e balletti e fu sede una scuola di danza e una di musica; in quella sala il 1°dicembre 1896 avvenne il primo "intrattenimento cinematografico" della città (e anche uno dei primi in Italia dato che i fratelli Lumìere avevano brevettato il proiettore nel febbraio 1895 e la prima proiezione italiana era avvenuta nel marzo 1896 a Milano portatavi dagli stessi Lumìere). La sala teatrale nel 1919 fu radicalmente trasformata nell'attuale teatro su progetto dell'ingegnere Edoardo (o Riccardo) Pignotti e il decoratore Giuseppe Ferranti di Tolentino eseguì tutte le decorazioni interne. Intorno al 1926 l`intero palazzo fu sottoposto a un intervento di ristrutturazione interna modificò completamente l'impianto architettonico originario dei due palazzi da cui era stato costituito; in particolare ennero modificate la sala delle audizioni, il foyer e lo scalone. Negli anni '40, durante la 2a guerra mondiale, gli alleati requisirono il Palazzo e la Società Filarmonico Drammatica si trasferì in alcuni locali della biblioteca comunale per poi tornare nell'edificio nell'immediato dopoguerra. Dopo la liberazione di Macerata avvenuta il 10 giugno 1944 il palazzo della Filarmonica fu requisito per essere adibito a circolo e ristorante di ufficiali e sottufficiali delle truppe alleate e venne frequentato soprattutto dai soldati polacchi del 2° Corpo d'Armata comandato dal Generale Anders di stanza a Macerata. L'acronimo NAAFI - EFI indicava "Navy, Army and Air Force Institutes - Expeditionary Force Institutes" (organismo della forza di spedizione di Marina, Esercito e Aviazione) mentre OR cioè "Other Ranks" (altri gradi) indicava che il circolo e il ristorante era aperto anche ad altri gradi militari.